Economia circolare: l’Italia è tra i leader in Europa
Dall’economia circolare dipende il 39% dei tagli di CO2, come chiedono gli impegni al 2050 assunti al vertice Onu di Parigi del 2015, ma per raggiungere questo obiettivo occorre, a livello globale, raddoppiare l’attuale tasso di circolarità delle merci passando dall’8,6% al 17%. Ad affermarlo è il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2021, giunto alla sua terza edizione, realizzato dal Circular economy network (Cen), la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa e in collaborazione con Enea. Il Rapporto è stato presentato il 23 marzo in streaming dal presidente Cen Edo Ronchi e dal direttore del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali Enea Roberto Morabito.
Secondo il rapporto, il nostro Paese per il terzo anno consecutivo è in testa nel confronto sulla circolarità tra le cinque principali economie dell’Unione europea (Germania, Francia, Italia, Spagna e la Polonia, che con l’uscita del Regno Unito dall’UE risulta la 5° economia). “Per questi 5 Paesi sono stati analizzati i risultati raggiunti nelle aree della produzione, del consumo, della gestione circolare dei rifiuti, degli investimenti e dell’occupazione nel riciclo, nella riparazione, nel riutilizzo – si legge in una nota -. Sommando i punteggi di ogni settore, si ottiene un indice di performance sull’economia circolare che nel 2021 conferma la prima posizione dell’Italia con 79 punti, seguita dalla Francia con 68, dalla Germania e Spagna con 65 e dalla Polonia con 54”.
Il focus del rapporto di quest’anno riguarda il contributo che l’economia circolare dà alla lotta ai cambiamenti climatici e in questa direzione, spiega il rapporto, l’Italia ha compiuto alcuni importanti passi avanti. “Nel settembre 2020 sono stati approvati i decreti legislativi di recepimento delle direttive in materia di rifiuti contenute nel Pacchetto economia circolare mirato a prevenire la produzione di rifiuti – si legge nella nota -, incrementare il recupero di materie prime seconde, portare il riciclo dei rifiuti urbani ad almeno il 65% entro il 2035, ridurre a meno del 10% entro la stessa data lo smaltimento in discarica. Entro il marzo 2022 dovrà inoltre essere approvato il Programma nazionale di gestione dei rifiuti. E il nuovo Piano Transizione 4.0, più orientato alla sostenibilità rispetto al precedente Piano Industria 4.0, prevede specifiche agevolazioni per gli investimenti delle imprese finalizzati all’economia circolare”.
Misure “importanti ma non ancora sufficienti”, aggiunge la nota del Cen. Complessivamente, infatti, le performance nazionali di circolarità nel settore della produzione “si confermano migliori rispetto alle altre quattro principali economie europee”, si legge nel rapporto, ma ci sono ancora ambiti su cui si può migliorare. “In termini di quota di energia rinnovabile utilizzata rispetto al consumo totale di energia – si legge nel rapporto -, l’Italia perde il suo primato scendendo al secondo posto, dietro alla Spagna, con il 18,2% di energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto al consumo finale lordo”. Per quanto riguarda il riciclo dei rifiuti urbani nel 2019 è del 46,9%, “in linea con la media europea – sottolinea il rapporto -, posizionando l’Italia al secondo posto dopo la Germania. La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti è invece al 68%, nettamente superiore alla media europea (57%): al primo posto fra le principali economie europee”. L’Italia è invece ultima fra le grandi economie europee per numero di brevetti depositati, mentre è al secondo posto, dopo la Polonia, per quanto riguarda l’occupazione nei settori della riparazione, del riutilizzo e del riciclo.
“Presi dalle emergenze, in Italia stiamo sottovalutando la portata del cambiamento europeo in atto verso l’economia circolare – dichiara Edo Ronchi, presidente del Cen -. La sfida più importante che abbiamo ora di fronte è la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il nuovo governo e in particolare il nuovo ministero della Transizione ecologica hanno il compito di migliorare e completare l’attuale bozza: bisogna rafforzare le misure per l’economia circolare. Occorre assegnarle un ruolo strategico nel Piano nazionale per la Transizione ecologica.
Nella corsa verso un nuovo modello circolare il nostro Paese è tra i paesi leader in Europa, ma stiamo perdendo posizioni. È un’occasione che non possiamo mancare, non solo per l’ambiente ma anche per la competitività delle aziende italiane. Il Pnrr può dare pertanto una spinta importante per superare gli ostacoli che frenano l’innovazione e valorizzare al meglio le potenzialità italiane, e per la ripresa degli investimenti e dell’occupazione”.
Anche per Roberto Morabito, direttore del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali di Enea “è necessario essere più ambiziosi nella parte dedicata alla transizione circolare del Pnrr, proprio in quanto occasione unica e imperdibile”, ma occorre “mettere in campo da subito tutti gli strumenti necessari a partire dalla Strategia nazionale per l’Economia circolare che, come recentemente comunicato dal Ministro Cingolani, sarà elaborata nei prossimi mesi dal ministero della Transizione Ecologica, in collaborazione con il Mise e con il supporto di Ispra ed Enea”.
Fonte: redattoresociale.it